Kant: Critica della Ragion Pura
Estetica trascendentale
Come anticipato, l’estetica analizza il funzionamento della prima facoltà conoscitiva: la sensibilità. Secondo Kant, la sensibilità ha due funzioni:
- Sensibilità passiva: formula intuizioni semplici. Ci permette di percepire qualcosa nel presente o nel passato (ricordo), parliamo di intuizioni molto immediate.
- Sensibilità attiva: ordina tali intuizioni secondo le due forme a priori della sensibilità, che sono lo spazio e il tempo.
Lo spazio è la forma del senso esterno, ossia è ciò attraverso cui ordiniamo gli oggetti l’uno accanto all’altro. Il tempo è la forma del senso interno, ossia come ordiniamo gli oggetti uno dopo l’altro. Tuttavia, il tempo è anche forma universale, in quanto se non tutto può essere collocato nello spazio, tutto può essere collocato nel tempo, anche i pensieri e gli elementi astratti.
Analitica trascendentale
L’analitica trascendentale studia il funzionamento dell’intelletto. L’intelletto funziona tramite concetti, ossia funzioni unificatrici. Ad esempio, riunisco sotto il concetto di “sedia” tutte le mie percezioni sensibili rappresentanti un oggetto alto circa un metro, con dei supporti di base che sostengono un sedile e uno schienale. Quello di sedia è un concetto empirico, in quanto deriva dalla mia esperienza, dalla mia abitudine a vedere quel tipo di oggetti e chiamarli sedia. Esistono però anche dei concetti puri, ossia concetti esistenti a priori. I concetti puri sono anche detti categorie e sono le forme a priori dell’intelletto, supreme funzioni unificatrici.
Abbiamo detto che i concetti processano le percezioni. Ma come possiamo essere certi che le categorie, che sono a priori, siano applicabili a oggetti del mondo?
Le leggi della fisica, in generale le leggi che governano il mondo, non possono coincidere con quelle pensate da noi per puro caso. Bisogna rimettere il focus sul soggetto: un oggetto è tale solo in quanto pensato da un soggetto (la sedia non sarebbe sedia se non fossi io ad usare il concetto di sedia). Se siamo in grado di avere delle rappresentazioni del mondo è perché siamo esseri pensanti: “io penso” significa che “io penso che penso”.
L’io penso è la facoltà che permette di collocare un pensiero all’interno del quadro delle mie rappresentazioni. Esso funge da garante all’oggettività delle nostre connessioni mentali tra oggetti, del nostro utilizzo delle categorie.
Fenomeno e noumeno
Iniziamo quindi ad avere un’idea generale di come l’uomo conosce. Ora dobbiamo capire cosa conosce: c’è un limite alla conoscenza umana?
Secondo Kant sì. Come abbiamo visto, l’uomo può conoscere solo attraverso le proprie forme a priori. Ma queste forme a priori sono insite nell’uomo, non nella natura. Dunque, esiste una cosa in sé, il mondo così com’è senza che vi siano applicate le forme a priori di chicchessia. Ma l’uomo, non potendo conoscere senza forme a priori, non potrà mai conoscere questa cosa in sé, questo noumeno. L’uomo può conoscere solo il fenomeno, la realtà vista attraverso le forme a priori.
Facciamo un esempio: immaginate l’uomo come uno di quei criceti che vagano dentro alle palle di plastica. Il criceto non può uscire dalla palla di plastica, quindi vede il mondo con la texture della palla di plastica. Ecco, la palla di plastica sono le forme a priori, il criceto è l’uomo e il mondo esterno il noumeno. Il mondo texturizzato è il fenomeno.
Comments: 2
Video e appunti molto chiari, ordinati ed accattivanti. Molto brava!
Grazie mille mi avete salvato il Cul0 per linterrogazione