Jean-Jacques Rousseau
Perché Rousseau è uno dei più importanti autori della storia della filosofia politica? Qual è il suo pensiero?
Jean-Jacques Rousseau è uno dei principali esponenti dell’Illuminismo francese, nonché una delle pietre miliari della storia del pensiero politico. Lo ricordiamo come un autore francese, in quanto ha trascorso la maggior parte della sua vita in Francia, ma nasce in realtà a Ginevra, nel 1712.
Ha scritto numerosissimi testi, ma ricordiamo in particolar modo l’Emilio e il Contratto sociale come più importanti.
Il contratto sociale
Il Contratto sociale è un testo di filosofia politica. L’ideologia di Rousseau è molto all’avanguardia per i tempi: infatti, delinea l’idea di uno stato democratico già nel 1762, anno di pubblicazione.
Rousseau, come molti filosofi politici del suo tempo, parte dal presupposto che lo stato nasca mediante un contratto sociale. Tuttavia, egli critica tale patto, in quanto basato sulla legge del più forte e dunque incapace di garantire uno stato che protegga i diritti naturali di ognuno. Dunque, è necessario stipulare un secondo contratto sociale basato sul diritto, che vada a formare uno stato composto unicamente da cittadini. Questo perché, secondo Rousseau:
L’uomo è nato libero e ovunque si trova in catene.
J. J. Rousseau, Il Contratto sociale
Per risolvere questo problema è necessario che questo contratto garantisca la tutela della persona e dei suoi beni, ma che allo stesso tempo non violi la libertà individuale, facendo sì che ogni uomo debba obbedire solamente a se stesso. L’unica forma in grado di garantire questa situazione è lo stato democratico che abbia il popolo come sovrano.
In questa modalità, il popolo è allo stesso tempo sovrano, dunque possiede i poteri di governo, e soggetto giuridico, dunque tenuto a sottostare alle leggi che egli stesso ha emanato. Il fatto che la sovranità appartenga al popolo fa sì che il sovrano non possa avere interessi contrari a quelli del popolo.
Nel nuovo stato civile, l’individuo non può seguire il suo istinto, ma deve agire secondo giustizia. La giustizia è data dalla volontà generale, cioè dal volere dello stato. Il volere dello stato non è la somma delle volontà degli individui che lo compongono, ma quella volontà che persegue il bene dello stato stesso.
L’Emilio
Rousseau scrive questo testo subito dopo il Contratto sociale. Egli infatti, dopo aver delineato l’idea di uno stato giusto, sente la necessità di evidenziare come ciò sia un obiettivo irrealizzabile se non si parte dall’educazione. Ed è proprio questo il tema centrale dell’Emilio.
L’autore sostiene che i ragazzi debbano essere educati al di fuori della società, a contatto con la natura. In questo modo, sarebbero tenuti al sicuro da ciò che può corromperli. Dopo aver trascorso la prima infanzia con la madre, essi sono seguiti da dei precettori, che li lasciano liberi, correggendo i loro errori. Viene definita educazione negativa: il precettore non insegna precetti, si limita ad allontanare il bambino dalle cattive influenze. Durante l’adolescenza, il ragazzo è educato all’autonomia, al lavoro manuale e poi alla morale. I ragazzi rientrano in società solo quando sono pronti ad essere a loro volta dei modelli per la comunità.
Questa era la filosofia di Rousseau 😉
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Comments: 1
Nonostante i molti appunti critici che alle dottrine rousseauiane furono rivolte già dai suoi contemporanei appunti che si intensificarono nell’Ottocento e che noi ancora oggi possiamo formulare, Gian Giacomo Rousseau rimane l’autentico geniale iniziatore della pedagogia quale è modernamente intesa. Forse il suo merito principale fu quello di cogliere l’aspetto puerocentrico dell’educazione di comprendere che l’educatore deve porsi al servizio della spontaneità naturale del fanciullo anzi intervenire sulla natura, piegandola ai propri desideri: deve assumere egli stesso il modo di accostare la realtà che è propria del bambino, anzichè costringerlo ad interessarsi a ciò che è fuori dei suoi bisogni concreti.