Apofonia
Cos’è l’apofonia in greco?
L’apofonia, detta anche alternanza vocalica o gradazione vocalica, è uno dei fenomeni fonetici più importanti in greco antico ed è presente in tutte le antiche lingue indoeuropee. Anche l’italiano, soprattutto nella coniugazione verbale, ha ereditato dal latino quell’apofonia che il latino a sua volta ha ereditato dall’indoeuropeo (ad esempio faccio/feci; devo/dobbiamo ecc.).
La radice semantica
Per comprendere questo fenomeno di alternanza vocalica è necessario analizzare il concetto di radice semantica, ovvero quell’elemento minimo che non è né nome, né verbo, né un’altra parte del discorso, ma che contiene un significato di base.
Questo elemento minimo è caratterizzato da un’ossatura consonantica, cioè un elemento fisso detto “radice” che accomuna tutte le parole che derivano da esso. A partire dalla radice è possibile ottenere nomi, verbi, aggettivi, avverbi ecc.
Oltre all’ossatura consonantica della radice semantica esiste anche un elemento vocalico, che invece è variabile e che serve a classificare e a distinguere le parole che ne vengono tratte.
La variazione apofonica
L’apofonia è quindi una variazione vocalica che si verifica all’interno di un elemento morfologico (radice, suffisso o desinenza) ed è di rilevanza morfo-lessicale in quantodetermina importanti differenze sia sul piano morfologico (ad esempio distingue due forme all’interno della flessione di una stessa parola) sia sul piano lessicale (ad esempio permette di creare diverse parole a partire da una stessa radice).
Per comprendere meglio questo fenomeno si consideri in greco l’esempio dell’idea di “generare”. L’ossatura semantica γν- trasmette il significato generale di “essere in movimento, nascere, generare, divenire” comune a tutte le parole della stessa famiglia:
- γίγνομαι, “nasco, sono, divento”;
- ἐγενόμην, “nacqui”;
- γέγονα, “sono nato”;
- γένος, “nascita, origine, famiglia”;
- γόνος, “prole, figlio”;
- γνήσιος, “figlio legittimo”;
- γένεσις, “generazione”;
- γενέτωρ, “genitore”.
Apofonia qualitativa
L’apofonia viene definita “qualitativa” quando a variare è la qualità, cioè il timbro, della vocale radicale (per esempio λέγω, “dico” / λόγος, “parola, discorso”).
Le diverse forme che un elemento morfologico assume in seguito all’alternanza vocalica vengono dette “gradi apofonici”. L’insieme dei gradi nei quali può presentarsi una forma soggetta ad apofonia si chiama “serie apofonica” e quando quest’ultima è completa si hanno tre gradi, ma talvolta la serie è ridotta a due gradi soltanto. Si ha dunque un’alternanza tra un grado di timbro /e/, uno di timbro /o/ e un grado zero:
- grado normale con vocale ε (es. ἐγενόμην);
- grado forte con vocale ο (es. γέγονα);
- grado zero o ridotto senza vocale (es. γίγνομαι).
Se le vocali ε e ο sono seguite dalle semivocali ι e υ, il grado zero sarà rappresentato dalle semivocali ι e υ e quindi la gradazione sarà ει/οι/ι ed ευ/ου/υ.
Se invece le vocali sono seguite o precedute da una sonante liquida o nasale, al grado zero la sonante si vocalizza in α.
Apofonia quantitativa
L’apofonia quantitativa consiste nella variazione della quantità di una vocale che mantiene lo stesso timbro. La serie apofonica completa è formata da tre gradi:
- grado normale con vocale breve (es. πατέρα);
- grado allungato con vocale lunga (es. πατήρ);
- grado zero o ridotto senza vocale (es. πατρί).
Tuttavia la serie può non essere completa e non presentare il grado zero.
L’allungamento della vocale avviene secondo lo schema seguente:
Se al grado zero c’era in origine una sonante vocalica liquida o nasale, questa si può vocalizzare in α (ad esempio πατράσι).
Apofonia con radici bisillabiche
In alcune radici bisillabiche l’apofonia si verifica contemporaneamente nelle due sillabe: qualitativa nella prima, quantitativa nella seconda (ad esempio γνήσιος). Le combinazioni possibili presentano almeno un grado zero in una delle due sillabe.
Questa era l’apofonia! Speriamo che tu possa aver trovato utile questo nostro articolo.
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