La missione di Dante
Perchè studiare la Divina Commedia?
Dante Alighieri
Esattamente 700 anni fa, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, moriva Dante Alighieri, il Sommo Poeta, il padre della lingua italiana. Nato tra maggio e giugno del 1265 a Firenze, città già al tempo rovinata dagli scontri intestini tra guelfi, sostenitori del papa, e ghibellini, sostenitori dell’imperatore, Dante fu non solo poeta, ma anche soldato. Combatté infatti contro gli Aretini a Campaldino nel 1289, e politico: fu proprio questa attività, in un certo senso, a salvargli la vita.
Nel 1300 a governare su Firenze v’erano i guelfi bianchi e Dante fece approvare un provvedimento che portò all’esilio di otto guelfi neri e sette bianchi, attirandosi l’odio di quelli e la diffidenza di questi. Bonifacio VIII mandò allora come paciere, ma in realtà il suo obiettivo era quello di “conquistare” Firenze, Carlo di Valois, re di Francia. Dante decise di partire con una delegazione verso Roma per distogliere il papa dalle sue mire egemoniche. I guelfi neri aprirono le porte a Carlo di Valois che diede a questa fazione il controllo della città.
Dante iniziò quindi ad organizzare gli esuli: i guelfi bianchi stipularono una sorta di pace coi ghibellini per potersi riappropriare di Firenze. Fu l’imperatore Arrigo (o Enrico) VII a dar fiducia a Dante per un possibile ritorno a Firenze. Dante, qualora fosse tornato in città, sarebbe incappato in morte certa, in quanto ritenuto colpevole di baratteria e malaffare e accusato in contumacia. Un aiuto da parte dell’imperatore stesso avrebbe reso più che probabile il ritorno degli esuli, ma l’imperatore morì e così i sogni di Dante.
Il Sommo Poeta iniziò così a viaggiare per l’Italia, visitando corti e palazzi, e proprio durante l’esilio scrisse la sua grande opera, la Commedia.
La Commedia
La Commedia è l’Opera della letteratura italiana, oggi conosciuta come Divina Commedia; l’epiteto “divina” fu dato da uno dei primi commentatori dell’opera dantesca, Boccaccio, che la descrisse in questa maniera non solo per i temi trattati, ma anche per lo stile, praticamente perfetto.
Essa è divisa in tre grandi “parti”, che prendono il nome di “cantiche”: l’inferno, il Purgatorio e il Paradiso; ciascuna di esse è poi divisa in 33 “capitoli”, chiamati “canti”, ad eccezione della prima, l’Inferno, che ne contiene 34, in quanto il primo canto si configura come una sorta di proemio dell’opera. Per quanto la trama dell’opera possa essere anche abbastanza semplice (Dante che, persosi nella selva oscura, deve raggiungere, attraversando Inferno e Purgatorio, il Paradiso e Dio), tuttavia la sua struttura è assai complessa: tra gironi infernali, balze del monte del Purgatorio e cieli del Paradiso, Dante realizza una vera è propria compartimentazione dell’Aldilà cristiano.
Dante si fa portatore di tutti i mali e di tutti i peccati degli uomini, affinché possano essere espiati davanti a Dio. La Commedia racconta non solo la strada dell’uomo verso Dio, ma anche il cammino degli uomini per ottenere la felicità, che, ad onor del vero, al tempo di Dante coincideva con Dio stesso. Proprio in questa maniera, ovvero “il cammino dell’uomo verso la felicità”, descrive la “retta via” persa da Dante uno dei primi commentatori; non Boccaccio, ma uno dei figli di Dante, Pietro Alighieri.
Incipit
Proviamo dunque a riassumere l’inizio della storia di Dante nell’Aldilà. Uscito dalla “selva oscura” Dante si trova davanti a un colle che lo porterebbe direttamente di fronte a Dio, ma esso è protetto da tre fiere: la lonza dalla “gaetta pelle”, simbolo di lussuria; il leone, simbolo di superbia; la lupa, simbolo di avarizia e cupidigia. Spaventato da queste tre bestie, Dante non riesce a salire il monte ed ecco che gli si avvicina un’anima, quella di Virgilio, che Dante definisce lo mio maestro e ’l mio autore. Virgilio gli racconta che è stato mandato a lui da Beatrice, donna amata da Dante e morta giovane, che a sua volta fu pregata dalla Madonna e da Santa Lucia.
Il perché Beatrice sia stata mandata da Maria è abbastanza chiaro, ma cosa c’entra Santa Lucia? Si racconta che Dante, per una malattia che aveva avuto da bambino, fosse assai devoto alla figura della Santa, che lui pregava in continuazione: a ciò, nella Commedia, si aggiunge che la sfera sensoriale maggiormente presente è quella della vista, con numerosi rimandi al termine “occhi”, spesse volte chiamati “luci”, che da una parte è un latinismo, dall’altra è ciò che gli occhi vedono: appunto, la luce. I due allora si mettono in cammino.
Attraversati gli ignavi, coloro che non si sono mai esposti in vita per non doverne subire le conseguenze, e dopo aver obbligato Caronte ad accompagnarli oltre il fiume Acheronte, i due arrivano nel primo cerchio dell’Inferno, il Limbo. Qui si trovano i non battezzati: proprio da qua giunge Virgilio e vi risiedono tutte quelle anime che non hanno potuto vedere l’arrivo di Cristo, molti pagani infatti sono qua: molti, non tutti, perché ne troveremo alcuni in Paradiso. Questi non sono veri e propri dannati, ma sperimentano anch’essi la pena del “contrappasso”: le anime all’Inferno subiscono infatti una pena opposta al peccato che hanno commesso in vita. Gli unici “dannati” che non subiscono un contrappasso fisico sono proprio loro, le anime del limbo, che ne subiscono uno di tipo psicologico; esse, infatti, “vivono” nel desiderio di conoscere Dio e la consapevolezza che mai potranno. Il viaggio di Dante è così iniziato.
Il viaggio di Dante
Dante incontrerà anime di ogni tipo, dannate e beate, uomini e donne, del suo tempo e di tempi antichi, anche anime mitiche, come quella di Ulisse. Verrà accompagnato da Virgilio, da Stazio (un altro poeta della letteratura latina), da Beatrice e, negli ultimi canti del Paradiso, da San Bernardo. S’imbatterà in anime amiche e nemiche, e anche in quella del suo trisavolo, che gli racconterà la propria storia e quella della sua famiglia.
Ma noi, leggendo la Commedia dobbiamo tenere ben presente questo: una commedia è una storia che inizia male e che finisce bene, ma soprattutto, anticamente, le commedie, a differenza delle tragedie, non parlavano di eroi e dei, bensì parlavano dell’uomo, di un essere mortale, ricco sì in virtù, ma soprattutto in vizi. L’Inferno è pieno di anime che hanno abbandonato la “retta via”, che si sono perse, che hanno detto “Non ce l’ha fatta lui, devo farcela io?”. In Purgatorio troviamo, invece, coloro che in vita ci hanno provato, non ci sono riusciti del tutto, devono ancora espiare qualche peccato, ma sicuramente, superati tutti gli ostacoli raggiungeranno quelle altre anime che ce l’hanno già fatta e che sono in Paradiso.
Cos’è il viaggio di Dante se non la descrizione della vita dell’uomo, che, superati gli ostacoli che si pongono tra lui e i suoi obiettivi, riesce finalmente ad agguantarli?
Ricordiamoci cosa dice Brunetto Latini a Dante:
Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorioso porto.
Questa era l’introduzione sulla Divina Commedia! 🙂
Speriamo che questo articolo ti sia utile, se hai domande o commenti puoi scriverli qui sotto.
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